Un nuovo capitolo di Sogni in pellicola. Tre autori che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cinema della seconda metà del secolo scorso. Abbiamo già incontrato Shōhei Imamura la primavera scorsa, nell’ultima proposta della rassegna che continuerà a caratterizzare la futura programmazione a Lo Schermo Bianco: è un autore d’urto della cinematografia giapponese, che ha segnato il passaggio tra il cinema “classico” e le nuove generazioni di registi. Imamura scava a fondo nella storia del suo Paese, ne mette a nudo lacerazioni, conflitti profondi, tempeste antropologiche, desideri delittuosi: una società che subisce il crollo delle tradizioni e l’emergere della violenza neocapitalistica. I film che presentiamo sono veri e propri capolavori che strappano la maschera di una visione obsoleta della realtà nipponica.
Il cinema d’oltralpe degli anni ’60 e ’70 visto attraverso due registi di culto: François Truffaut e Jacques Demy. Due autori nel senso pieno della parola, entrambi prematuramente scomparsi, che hanno lavorato sui generi classici del cinema americano, ma infondendo le variazioni e le deviazioni di una cultura europea “anarchica”, meno vincolata ai codici della produzione seriale. Nelle loro opere si respira aria fresca: più libertà, più inventiva, una messa in scena che sfrutta i luoghi del reale per adattarli e insieme piegarli alle pretese del racconto. Con personaggi e attori che sono nella memoria di molti: Jean-Pierre Léaud, l’eterno adolescente Antoine Doinel; Jeanne Moreau e Anouk Aimée, donne caparbie e risolute, seducenti sempre e in qualsiasi luogo.
Nella rassegna c’è anche la proiezione per l’appuntamento annuale di A Shot in the Dark, con un cult torbido e kafkiano: Shock Corridor, regia di Samuel Fuller. La discesa agli inferi di un reporter che pretende troppo dalla sua presunta “normalità”.