Vent’anni fa moriva Billy Wilder, all’età di quasi 96 anni. Nato a Sucha, una cittadina della Galizia allora facente parte dell’Impero Austro-Ungarico, oggi in Polonia, da una famiglia ebrea ashkenazita di lingua yiddish, si trasferisce prima a Vienna e poi a Berlino. Nel 1934, dopo l’ascesa di Hitler, espatria negli Stati Uniti. I suoi parenti vengono catturati dai nazisti e morirono nel campo di sterminio di Auschwitz. In America Wilder continua la sua attività di sceneggiatore. Ricordiamo due titoli di questo omaggio: Midnight di Mitchell Leisen e Ninotchka di Ernst Lubitsch, il regista, russo berlinese, anche lui ebreo ashkenazita, che Wilder considererà sempre il suo maestro. I film che presentiamo appartengono, meno il capolavoro del noir La fiamma del peccato, al genere commedia, della quale il nostro è stato un grande interprete, innervando la tradizione americana di una buona dose di ironia, a volte di sarcasmo, talora di impertinente e sorniona critica sociale. Veri e propri gioielli letterari, espressioni di uno spirito libero e di tendenze anarchiche, mai volgare, argutamente pungente.
Con Wilder proponiamo quattro film di Carl Theodor Dreyer, quattro testi cinematografici imperdibili. Nato a Copenaghen nel 1889, è considerato una delle figure più rappresentative di tutta la storia del cinema. Interprete di un umanesimo radicale, tragico e redentivo insieme, il regista danese sonda l’interiorità dell’individuo e la proietta in un bianco e nero icastico, tra luci e ombre di rara intensità, dove il tutto, la natura, le cose, i volti, le figure, sono come sospese tra materialità e tensione verso un altrove di angosciosa trascendenza. Un cinema assoluto, unico: un’esperienza visiva che si insinua nella mente e nella carne dello spettatore.
Due percorsi cinematografici profondamente diversi, quelli di Wilder e Dreyer, ma il fascino del cinema è anche nella grande varietà dei linguaggi, degli stili, delle forme di racconto che si sono succeduti nel passato e che si manifestano nel presente.
La proposta, che vede la collaborazione tra Lab 80 e Bergamo Film Meeting, è rivolta a tutto il pubblico e in particolare ai giovani, perché possano toccare la differenza della proiezione su grande schermo, la sua magia, la sua capacità di restituire ai film la forza dei loro molteplici messaggi. E percepire ancora quell’altra luce, prima dell’era digitale: un secolo di migrazioni fantastiche, di viaggi nel tempo e nello spazio, di rappresentazioni del mondo, ora sparpagliati in migliaia di archivi, per quelle poche sale che, come le nostre, hanno ancora in cabina i proiettori di un tempo, con la pellicola che, grazie al dispositivo chiamato Croce di Malta, si ferma per essere attraversata dalla luce 24 volte al secondo.
Tutti i film sono in pellicola 35 mm, nella versione originale con sottotitoli italiani.