Il nuovo capitolo di Sogni in pellicola si snoda in due percorsi: uno nel cinema Europeo e l’altro nel cinema Taiwanese. In montaggio alternato si susseguono autori noti al pubblico degli appassionati come lo spagnolo Carlos Saura, l’ungherese Béla Tarr, l’inglese Mike Leigh, il polacco Krzysztof Kieślowski, il francese François Truffaut e due autori taiwanesi che forse pochi conoscono, Hou Hsiao-Hsien e Edwuard Yang. I registi del vecchio continente - parliamo qui in termini geografici - sono figure che hanno realizzato film significativi sul piano della costruzione narrativa, dell’espressione stilistica, dell’analisi sociale e politica. Opere basilari per la conoscenza e la riscoperta di una cultura e di tradizioni le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Oggi, forse, non si conosce neppure l’esistenza di un cinema taiwanese, ma lungo gli anni Ottanta si sviluppò quello che è stato battezzato come Nuovo Cinema taiwanese, del quale Hou Hsiao-Hsien e Edward Yang sono tra i massimi rappresentanti, conosciuti anche in Europa per la loro partecipazione ai più importanti festival cinematografici. Film di rara eleganza stilistica, profondamente innovativi rispetto ai canoni occidentali, particolarmente aperti alle storie della gente comune, fecero capire agli spettatori che esistono altri modi di fare cinema. Le loro tracce sono visibili nei tanti film orientali che oggi, dopo più di quarant’anni, arrivano nelle sale italiane.