Pittore, anarchico, emarginato, clandestino, Giovanni Segantini è riuscito a creare opere monumentali che celebrano un'immagine allo stesso tempo reale e ideale della natura e del paesaggio alpino. Nel corso della sua vita è salito sempre più in alto alla ricerca di una luce sempre più pura e la morte l'ha colto a soli quarantuno anni proprio sulle montagne dell’Engadina, a 2700 metri. Il film è un prezioso, appassionante e rigoroso ritratto del maestro di origini trentine, tra le figure più carismatiche della pittura europea di fine Ottocento. Il regista Christian Labhart fa riemergere la figura dell’artista dalle lettere e dai diari, affidando i testi alla voce di Bruno Ganz.