In maniera meno evidente dei deliranti serial killer vestiti di nero convenzionalizzati da Dario Argento, la donna – soprattutto se bella, autonoma e sessualmente emancipata – è un personaggio-chiave del cosiddetto “giallo all’italiana”. La sua presenza è di rigore nelle illustrazioni dei manifesti dei film, e spesso evocata persino nei titoli degli stessi. La vediamo agire e parlare come raramente s’era visto in altri film italiani; intraprendente e coraggiosa, risoluta e sicura di sé, veste in molti casi i panni del detective, occupando ruoli di indiscussa protagonista. Allo stesso tempo, tuttavia, la donna del “giallo all’italiana” è vittima predestinata, bersaglio spettacolare di sadiche e immani violenze. Più agisce e parla liberamente, più inevitabile e crudele sarà la sua disgrazia. Il presente intervento offre uno sguardo d’insieme alle figure dei personaggi femminili all’interno del genere, ragionando su questa ambivalenza alla luce di fatti storici e aspetti sociali e culturali di particolare rilievo e interesse – l’emancipazione femminile, gli echi del femminismo, la diffusa cultura di violenza domestica e di genere.
Giovanni Memola è dottore di ricerca in studi cinematografici, attualmente affiliato alla University of Winchester, nel Regno Unito. La sua attività di ricerca è focalizzata sul cinema popolare europeo e del resto del mondo tra gli anni Quaranta e Ottanta, con un’attenzione particolare all’influenza della cultura e delle società nella realizzazione di film e nello sviluppo di generi e divi. Tra le sue ultime pubblicazioni, un saggio sul regista Fernando di Leo e una biografia sulla vita del pugile-attore Enzo Fiermonte.