Lo strano vizio del cinema giallo. Corpi, identità deviate e genere nell’Italia degli anni Settanta

Giuseppe Previtali

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Profondo Rosso (Dario Argento, 1975) è per molti versi un film centrale per comprendere la parabola del giallo all’italiana sviluppatosi fra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. In uno dei momenti centrali dell’inchiesta del protagonista (Mark Dally), egli incontra il principale sospettato (l’amico Carlo), in compagnia di un transessuale. Considerando che fino alla fine del film Carlo sarà il principale indiziato (di Mark e nostro), è significativo che la sua identità sessuale sia costruita come non normativa (dal momento che la sequenza del transessuale non ha, a conti fatti, alcuno scopo nella progressione narrativa). A partire da questo caso esemplare l’intervento intende rileggere la produzione del giallo italiano del periodo concentrandosi in particolare sulla ricorrenza di assassini (o sospettati) presentati come deviati/traumatizzati sessuali o comunque portatori di identità di genere subalterne. Si tratta, questa è l’ipotesi che si intende proporre, di una coincidenza non causale, in un momento storico nel quale le barriere del visibile cominciavano a farsi più permissive (la legalizzazione di fatto della pornografia è dei primi anni Settanta) e i discorsi sulla sessualità, il potere e l’identità sempre più diffusi.

Giuseppe Previtali è dottorando in Studi Umanistici Interculturali presso l’Università degli Studi di Bergamo dove è anche cultore della materia in Storia e critica del cinema e Cinema e arti visive. I suoi principali interessi di ricerca riguardano le forme estreme della visualità contemporanea e il rapporto fra cinema e trauma soprattutto in relazione al consumo di genere. Ha partecipato a diversi convegni internazionali (Università di Roma Tre, Udine, Salerno, Milano, Bologna) e pubblicato su Elephant&Castle, Rapporto Confidenziale, Ol3Media, Cineforum, Segnocinema, Bianco&Nero, Arabeschi, Schermi, Annali dell’Università degli studi di Ferrara). Di prossima pubblicazione sono una monografia per Aracne (Pikadon. Sopravvivenze di Hiroshima nella cultura visuale giapponese) e contributi su Cinergie e Wide Screen.

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