Dopo il suicidio della moglie, Jacques Loursat, avvocato un tempo brillante, vive rintanato nella sua casa, sempre in compagnia di una buona bottiglia di vino. Con la figlia Isabelle, che occupa il secondo piano, da anni quasi non parla più. Ma una notte, all’improvviso, accade qualcosa: un colpo di arma da fuoco, un’ombra che si dilegua in fondo a un corridoio e un uomo, un intruso, che muore sotto i suoi occhi. I sospetti si indirizzano su Manu, il compagno di Isabelle. Per assumere la difesa del ragazzo, Loursat si costringe a uscire dalla solitudine e a rimettersi la toga. Terzo adattamento de «Gli intrusi» – dopo quello di Decoin del ‘42, e di Pierre Rouve del ’67 – restituisce con sottigliezza dialoghi e atmosfere simenoniane, avvalendosi di un Belmondo orso avvinazzato e mattatore, in grandissima forma.