Un viaggio nell'Italia di fine anni '70, quando il paese era nell'epoca della tossicodipendenza da eroina. E soprattutto un ritratto del giovane giornalista prodigio Carlo Rivolta, che primo fra tutti aveva intuito l'enorme portata del problema, non riuscendo però a tenersi alla larga dalle tentazioni.
Presentato all’ultimo Torino Film Festival e premiato con il Nastro d’Argento per il Miglior documentario dell’anno.
Diretto da Marco Turco, autore tra gli altri, del recente Questo è un uomo, su Primo Levi per Rai Uno, il doc è davvero convincente da tutti i punti di vista, non solo per la capacità di raccontare, senza retoriche, gli anni infuocati in cui l’eroina aveva conquistato il mercato dei giovani, ma anche per aver costruito un toccante profilo di Carlo Rivolta, giornalista di “Paese Sera” e del nascente quotidiano “La Repubblica”. Carlo Rivolta incarnava fedelmente le pulsioni, le passioni e i drammi degli anni ’70 in Italia ed è stato l’autore di avvincenti inchieste sulla droga che tra il 1974 e il 1975 si diffondeva prepotentemente nel nostro Paese, devastando intere generazioni. Addirittura arriverà, da vero cronista ossessionato dalla verità, a sperimentare gli effetti della droga su se stesso, con esiti catastrofici portandolo alla morte a soli 32 anni nel 1982.