Nella Germania del dopoguerra, Leopold Kessler, un giovane americano di origini tedesche, lavora come conduttore ferroviario. Il film mette a confronto la cultura statunitense, idealista e ordinatrice, con quella europea, segnata dal senso di colpa, dall’ambiguità morale e dalla distruzione. Mentre Leopold cerca di rimanere neutrale, viene progressivamente risucchiato nel caos e nelle contraddizioni della Germania occupata. La narrazione onirica e stilizzata riflette il trauma collettivo del continente europeo.
Al termine del film, incontro a cura di Stefano Morosini, in dialogo con Judit Gil-Farrero, studiosa di storia ambientale.
In collaborazione con il Dottorato di ricerca in Landscape Studies for Global and Local Challenges e con i Dipartimenti di Lettere, Comunicazione, Filosofia e di Scienze Umane e Sociali dell'Università degli Studi di Bergamo, in collaborazione con l'Assessorato all'intercultura e i consiglieri delegati all'intercultura del Comune di Bergamo.