La parete nord delle Grandes Jorasses

di Gerhard Baur

Germainia

1985

50'

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"Cronaca della salita del 1934 sulla parete nord delle Grandes Jorasses per cercare una soluzione a uno di problemi alpinistici più grossi allora ancora irrisolto. Quattro cordate affrontano contemporaneamente la parete, solo quella tedesca si spinge avanti nonostante il maltempo. Un drammatico successo mette fine alla catena di tentativi andati a vuoto. Il film di Baur è stato premiato al Festival di Trento del 1986.


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Premiato al Festival di Trento 1986 Agli inizi degli anni Trenta la parete nord delle Grandes Jorasses rimane ancora uno dei grossi problemi non risolti delle Alpi. Molti tentativi, anche tragici, vanno a vuoto, finché nel 1934 quattro cordate contemporaneamente tentano la conquista. Date le condizioni del tempo, ben presto tre delle quattro cordate – quella francese, formata da Charlet e Robert Gréloz, quella italiana di Chabod e Gervasutti e quella austriaca – desistono e solo quella tedesca di Rudy Peters e di Haringer prosegue, ma fallisce la conquista ed Haringer perde la vita. Peters vincerà le Grandes Jorasses nel 1935, ma il film mostra le vicende del drammatico tentativo del 1934. Con il film sulla Nord delle Jorasses, Baur continua felicemente il suo filone di ricostruzione storica di drammatiche imprese, inaugurato a Trento nel 1982 con “La tragedia della parete nord dell'Eiger ,1936”. E' una pellicola a soggetto, ambientata stavolta lungo la parete nord della Punta Croz alle Jorasses, nell’estate 1934. Ben quattro cordate stanno “gareggiando” contemporaneamente: si affannano e si scavalcano da un bivacco all'altro, la roccia sprizza scintille a tutto spiano sotto i loro scarponi ferrati, ma ben presto, a metà circa della parete, il tempo volge al brutto. Rotolano sassi, si scatena un temporale terribile. Hariger riceve una scarica e rimane mezzo tramortito. Solo i tedeschi sono rimasti in parete, gli altri avevano già iniziato a scendere prima che divampasse l'inferno. I due, tra scrosci di neve fresca, pietre volanti e fulmini, cercano di scendere. Ma Haringer manca una presa e precipita. Peters pernotta nella tormenta, appeso alla corda incastrata nella roccia, senza più chiodi. Dopo quattro giorni e quattro notti di lenta e drammatica discesa, viene finalmente salvato dai soccorritori. Haringer viene trovato morto alla base della parete. Baur, anche in questo film, si riconferma uno dei rarissimi alpinisti diventati cineasti di razza, dimostrando che il senso del cinema non si può insegnare: a certi livelli di linguaggio espressivo lo si deve avere nel sangue. Anche se un po' schematico e discontinuo, il racconto filmico diventa strepitoso nei momenti di dramma, quando l'uomo, la parete e la tempesta si mescolano in un'atmosfera infernale, cupa, insistente e spietata. Il risultato sullo schermo è perfetto, sostenuto da un realismo crudo e affascinante, da un ritmo che non lascia certo lo spettatore a dormire in poltrona. "

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