"Al cuore dei conflitti". Quattro giorni di film in anteprima su Irlanda del Nord, Palestina, Bosnia e Indonesia

25 gennaio 2014

 

Parte da Bergamo mercoledì 5 febbraio, e prosegue fino a sabato 8, la quinta edizione della rassegna cinematografica “Al cuore dei conflitti”: quattro giorni di film dedicati al tema dei conflitti, geopolitici, urbani, di genere, razziali e di classe.

 

Organizzata da FIC-Federazione Italiana Cineforum e Laboratorio 80, in collaborazione con Lab 80 film, “Al cuore dei conflitti” è una rassegna itinerante perché parte da Bergamo ma è poi destinata a fare tappa in diverse città italiane.

 

In programma ci sono cinque titoli, due documentari e tre lungometraggi: tutti in anteprima e tutti provenienti dai più prestigiosi festival italiani e internazionali, che raccontano storie poco conosciute di Irlanda del Nord, Palestina, Bosnia e Indonesia.

Il negozio di dischi della futura icona punk irlandese Terry Hooley, durante i troubles a Belfast negli anni Settanta, in Good Vibrations; il difficile tema dell’acqua nel contesto del conflitto israelo-palestinese in Water; la determinazione e i segreti di una donna che ha vissuto la guerra in Bosnia in Halimin Put; il genocidio mascherato da “caccia ai comunisti” del 1965 in Indonesia, nell’interpretazione degli stessi assassini, in The Act of Killing e, ancora, una giornata nella striscia di Gaza vissuta attraverso le vicende di soggetti diversi (un pescatore, un musicista, una giornalista, un fotografo, un contadino e i ragazzi del Parkour Team) in Striplife: sono questi i protagonisti della nuova edizione di “Al cuore dei conflitti”.

 

Il programma

Mercoledì 5 febbraio, ore 21, Good Vibrations, di Lisa Barros D’Sa e Glenn Leyburn (Gran Bretagna/Irlanda 2012, 102’)

Il film è ambientato nella Belfast degli anni '70, nel periodo in cui la città era al centro degli scontri tra irlandesi repubblicani e organizzazioni filo-britanniche. Il protagonista, Terry Hooley, mentre i suoi amici imbracciano le armi per contrastare l’esercito inglese, apre nella parte della città più tormentata degli scontri il negozio di dischi Good Vibrations. Avvicinando giovani musicisti della nascente scena punk-rock, Terry diventa l'improbabile leader di una comunità determinata a riportare in vita la città e un’icona della musica nordirlandese degli anni ‘70.

Presentato al Torino Film Festival 2012, nomination come Miglior esordiente britannico alla British Academy of Film and Television Art 2014

 

Giovedì 6 febbraio, ore 21, Water, di Yael Perlov, Nir Sa’Ar e Maya Sarfaty, Yona Rozenkier, Mohammad Bakri, Ahmad Barghouti, Pini Tavger, Tal Haring (Israele/Palestina 2012, 120’)

Uno straordinario progetto unisce cinque registi israeliani e tre palestinesi in un film che raccoglie sette cortometraggi che raccontano la difficile convivenza di due popoli attraverso il tema dell’acqua, tra documentario e fiction, drammatico e grottesco.

Una giovane coppia di Tel Aviv è costretta a condividere la frescura di una fonte con un gruppo di lavoratori palestinesi tra paure ataviche e sprazzi di solidarietà (Still Waters). Un venditore d’acqua palestinese rifornisce pozzi e serbatoi nella zona di Betlemme lasciata all’asciutto dai coloni (The Water Seller). Un soldato israeliano e un contadino palestinese, arrestato per aver violato il coprifuoco annaffiando i propri cocomeri, cercano di addomesticare un’asina (Raz and Raja).

Un attore famoso e i suoi figli intrattengono un rapporto singolare con l’anziana vicina di casa, a base di equivoci e gocce di collirio (Eye Drops). Un anziano arabo gestisce una piscina frequentata da famiglie palestinesi e da gruppi di coloni che la fanno da padroni (Kaarem’s Pool). Un soldato israeliano rivive un momento della sua infanzia immaginandosi immerso nella vasca da bagno mentre la madre gli lava i capelli (Drops). Una giovane e timida ebrea ortodossa, destinata al matrimonio combinato, intrattiene una bizzarra conversazione con un idraulico arabo (Now and Forever).

Apertura della Settimana della critica alla Mostra del Cinema di Venezia 2012

 

Venerdì 7 febbraio, ore 21, Halimin Put, di Arsen A. Ostojic (Croazia/Slovenia/Bosnia-Erzegovina/Germania/Serbia 2012, 105’)

Dopo la fine della guerra in Bosnia, Halima, contadina di un remoto villaggio musulmano, decide di ritrovare i resti di suo marito e di suo figlio, catturati dalle forze paramilitari serbe e giustiziati. Attraverso l’analisi del Dna il Comitato delle Nazioni Unite per le persone scomparse riesce a identificare i resti del marito in una delle fosse comuni, ma non quelli del figlio, poiché Halima si rifiuta di dare un campione di sangue per il test. La donna, infatti, nasconde un segreto che risiede nel passato suo e della sua famiglia.

Gran prix al Festival Internazionale di Mons in Belgio e Miglior film al Mediterraneo Film Festival in Marocco

 

Sabato 8 febbraio, ore 17, The Act of Killing di Joshua Oppenheimer (Danimarca/Norvegia/Gran Bretagna/Svezia/Finlandia 2012, 115’)

Indonesia, nel 1965 i paramilitari del movimento Pancasila danno vita a un colpo di Stato che sfocia in un genocidio. Oltre un milione di persone finiscono trucidate nella “più grande caccia ai comunisti di tutti i tempi”. I killer di allora, oggi anziani benestanti, in questo film ricreano e mettono in scena i loro atti criminali, a volte impersonando le vittime. Definito da Herzog “il film più potente, surreale e spaventoso dell'ultimo decennio”.

Panorama audience award al Festival di Berlino 2013, Grand prix allo Sheffield Doc Fest 2013, selezionato ai festival di Toronto e Sidney

Sabato 8 febbraio, ore 21, Striplife, di Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli (Italia 2013, 64’)
Striscia di Gaza. Un evento inspiegabile è avvenuto durante la notte: decine di mante si sono arenate sulla spiaggia, carretti di pescatori accorrono per accaparrarsele. Intanto la città si sveglia. Antar sprona il fratello ad alzarsi: è il grande giorno, nel pomeriggio inciderà il suo primo disco. Noor si trucca, dovrà apparire davanti alle telecamere, fa la giornalista per la tv. Jabber è già nel campo, intorno a lui gli spari dei fucili. Un corteo si snoda per le strade, Moemen è lì per fare il suo lavoro, il fotografo. Al porto una barca rientra con lo scafo crivellato di proiettili, il canto del muezzin invade lo spazio moltiplicato dai minareti. Come in un sogno, i ragazzi del Parkour Team piroettano in un cimitero.

Premio speciale della giuria e Premio “Occhiali di Ghandi” per il cinema di pace al Torino Film Festival 2013

Con questo lavoro abbiamo voluto guardare la Palestina in modo diverso da come ci viene mostrata di solito – spiega Andrea Zambelli, uno dei registi di Striplife -. Abbiamo scelto la Palestina del quotidiano, non quella della guerra, per raccontare la normalità attraverso il vissuto di persone molto diverse tra loro. Ci sono donne e uomini, giovani e vecchi, benestanti e poveri: un modo per dare un’immagine il più possibile esaustiva della realtà vera di Gaza, quella di ogni giorno”. 

Sara Agostinelli •• Ufficio Stampa Lab 80 •• 0355781022 •• press@lab80.it