I due registi, di venticinque e ventidue anni, passano nove mesi nel freddo inverno norvegese, in una baia disabitata su un’isola all’interno del circolo polare artico. Il progetto è semplice ma articolato: costruire un rifugio utilizzando i materiali diversi che le correnti oceaniche depositano sulla spiaggia, praticare il surf (!) nelle gelide acque marine, lo snowboard e il parapendio dal rilievo innevato che sovrasta la baia, mangiare solo cibi in scadenza, o meglio scaduti, concessi gratuitamente dai supermercati, raccogliere quanta più spazzatura il mare deposita, documentare il tutto con la videocamera. Il film, nel suo scivolare – propriamente – leggero, invita a una riflessione profonda sulla possibilità di vivere una vita compatibile con l’ambiente.