Un atleta insolito, per una sfida insolita: la più grande gara di corsa mai affrontata in Europa, un percorso di 1000 miglia nella pista abbandonata di un aeroporto. Sedici giorni di corsa, dieci ore al giorno, brevi pause per nutrirsi e dormire, per dare risposta a domande che eccedono la semplice passione olimpica: quanto può correre un uomo senza mai fermarsi? C’è un limite alla sfida che si può affrontare senza esservi costretti, giusto per vedere se è possibile vincerla? Cosa succede al corpo e alla psiche umane quando lo sforzo fisico è così prolungato?
Quando ho incontrato Lucio per la prima volta sono rimasto colpito dall’understatement con il quale affronta le ultramaratone: è al tempo stesso umile e ironico mentre ti racconta di poter correre senza fermarsi per sei giorni. La lucida autocoscienza di Lucio e la sua rude ironia danno a questa storia un respiro universale. Nel film le sue sedute di allenamento raccontano lo sforzo di Lucio per mettere alla prova i propri limiti.
Una volta mi disse che anche da bambino era già, in qualche modo, un ultramaratoneta, perché ogni giorno inseguiva un nuovo record: “resistere al sonno per tutta una notte, trattenere il respiro, misurare il tempo in cui potevo restare appeso allo stipite di una porta, cronometrare il giro più veloce del paese con la mia biciclettina da corsa, persino mangiare il numero massimo di panini in un solo giorno!”.
Quando ho scoperto che avrebbe affrontato l'ultramaratona ad Atene, la "1000 miglia", ho deciso che sarebbe stato un grande scenario per un film: il mito di Fidippide, che corse da Atene a Maratona per annunciare la vittoria della sua città sui persiani, è per me il corrispettivo epico della sfida di Lucio.