Johannes “Hans” Liebschner ha filmato la sua vita dal 1963 al 2012. Classe 1927, giunse in Italia per la guerra e ci rimase per amore di Iole, giovane bergamasca, dalla cui unione nacquero cinque figli maschi. In cinquant’anni di riprese amatoriali Hans realizza l’intimo racconto di una famiglia unita e felice, ma nel 2013, anno della sua mo rte, i suoi filmati finiscono in vendita in un mercatino dell’usato. Chi fu a disfarsi di quei preziosi ricordi? I figli Klaus e Peter tentano di svelare il mistero, ri percorrendo la storia di una famiglia che attraversa le trasformazioni sociali e cultura li a cavallo del terzo millennio, incrociandosi con l’evoluzione tecnologica ed espressiva del cinema amatoriale.
- Nei miei ricordi vedo sempre mio papà con una cinepresa quadrata, con la manovella laterale e una custodia in pelle. L’aveva sempre con sé. Poi negli anni ho vissuto la sua capacità di evolvere, di cambiare. –
Peter Liebschner
Come riassumere più di cento ore di ripresa in meno di cento minuti? Cosa valorizzare e cosa tralasciare ? Lavorando da diversi anni con gli archivi familiari mi sono reso conto che più un’immagine è privata, più è universalmente comprensibile e condivisibile . I panorami, le auto d’epoca, l’abbigliamento vintage, gli oggetti in disuso dalle forme strane che sembrano appartenere a un altro mondo , sfumano di fronte a un gesto improvviso di affetto, un dialogo ad alta voce con sé stessi, un volgare insulto rivolto con rabbia. Lo spettatore ha bisogno di immagini inaspettatamente intime per associare i propri ricordi e identificarsi emotivamente con gli sconosciuti che appaiono sullo schermo. Questa, a mio parere, è la forza dei filmati amatoriali. I filmati d’archivio non sono soltanto cartoline dal passato spedite da uno sconosciuto, ma possono diventare rappresentazioni di un mondo interiore e ide alizzato , strettamente legato alla propria memoria. Talvolta , col tempo, i rapporti tra esseri umani si corrompono e la memoria non sempre aiuta a conservarli . I ricordi si deteriorano come una pellicola divorata dalla muffa o una videocassetta smagnetizza ta in grado di riprodurre solo linee astratte e rumore bianco. Come tanti nastri in uno scatolone, vengono rinchiusi in uno scantinato in balia del corrodimento . Non sempre un’immagine perduta è perduta per sempre, capita a volte che ritorni quando meno te lo aspetti e può portare con sé rimorsi e rimpianti, oppure nuovo entusiasmo. Chi fu a buttare (vendere) quello che per Hans era di più prezioso? Klaus? O forse Peter? La risposta non mi interessa veramente, perché questo gesto sconsiderato ha innescato u na serie di eventi che porteranno alla conclusione del film che Hans ha iniziato più di sessant’ anni fa.