È nei cinema italiani, da giovedì 2 marzo 2017 con la distribuzione di Lab 80 film, il secondo lungometraggio del regista islandese Rúnar Rúnarsson: Passeri (Sparrows), racconto di formazione ambientato in un piccolo villaggio islandese.
Protagonista è il sedicenne Ari che, dopo la partenza della madre per un lavoro in Uganda, deve lasciare la capitale Reykjavik per trasferirsi nel villaggio lontano in cui ha vissuto da bambino. Là dovrà faticare per coltivare la bellezza e crescere, grazie anche alla presenza dolce della giovane Làra, trovando il proprio spazio in un rapporto difficile col padre e in una comunità in cui accoglienza e brutalità si alternano senza soluzione di continuità.
Presentato alla 40esima edizione del Toronto Film Festival, Passeri conferma il talento mostrato dal giovane regista Rúnarsson (classe 1977) in Volcano, il suo precedente film: la capacità di mostrare con accuratezza e misura la dimensione intima del giovane Ari e quella di raccontare il contesto sociale in cui la storia si sviluppa permettono allo spettatore non solo di identificarsi e appassionarsi profondamente alle vicende del protagonista ma anche di scoprire una parte autentica e poco "patinata" della società islandese.
Ha detto il regista Rúnar Rúnarsson: «Passeri parla del passaggio all'età adulta di un ragazzo che attraversa un periodo di transizione ma anche della relazione padre-figlio, di integrazione, del ritorno alle origini, di mascolinità, amore, perdita e perdono. Se nel mio film ci sono uno o due eventi che possono essere scioccanti, la mia intenzione non è quella di impressionare gratuitamente ma di far provare la bellezza che ne segue. È un errore lasciar pensare allo spettatore che tutto è bello e luminoso come succede nelle produzioni hollywoodiane o che la vita è un inferno senza speranze come in alcuni film d’essai. Nessuna delle due opzioni è corretta, perché nella vita, quando si cade, ci si rialza e il sole splende di nuovo. C’è sempre speranza, non bisogna mai perderla».