"Mozés, il pesce e la colomba" è il film d'esordio della giovane regista ungherese Virág Zomborácz.
Vincitore del 33° Bergamo Film Meeting, il film è una commedia brillante e surreale che racconta le tragicomiche vicende del giovane protagonista: assillato dal fantasma del padre, un autoritario pastore protestante, cerca di conquistare la propria autonomia liberandosene attraverso improbabili alleanze e stratagemmi bizzarri. Un racconto ironico e intelligente sul rapporto genitori-figli e sull'elaborazione del lutto.
SINOSSI
Mózes è un giovane insicuro che ha da poco terminato gli studi in teologia. Dopo un breve periodo passato in una struttura psichiatrica, torna a vivere con la famiglia in un villaggio nella pianura ungherese. La relazione con il padre, un autoritario pastore protestante, è decisamente complicata. Un giorno il genitore muore improvvisamente e il suo fantasma comincia a pedinare il figlio, l’unico in grado di vederlo. Mózes tenta inutilmente di liberarsi della scomoda presenza, facendosi aiutare da un meccanico appassionato di spiritismo; a nulla, però, valgono le strane pratiche suggerite dall'amico. Il giovane capisce che deve portare a termine le opere lasciate in sospeso dal pastore prima della sua dipartita. Si mette al lavoro, sostenuto dalla trasgressiva Angela, una giovane e attraente ex tossicodipendente che lavora per la parrocchia in un progetto di recupero sociale. Tra un accadimento bizzarro e l’altro, il percorso di liberazione è per Mózes l’opportunità per risolvere i suoi problemi di relazione con il defunto e trovare fiducia in se stesso.
NOTE DI REGIA
Mózes, il pesce e la colomba (Utóélet) è una commedia di formazione che, invece di affrontare i conflitti sociali, guarda principalmente all’individuo e alle istanze della psiche umana. I temi centrali sono il rapporto padre-figlio e la famiglia, la mutazione dei valori tradizionali e la possibilità di comunicazione. Il protagonista è Mózes, un giovane ventenne che non desidera altro che una vita normale. Ma le persone intorno a lui e il (quasi letteralmente) ossessionante padre lo spingono di continuo in situazioni in cui non può far altro che reagire. Sebbene le sue azioni terminino in fiaschi, queste servono a forgiare Mózes in un eroe adulto, attivo e indipendente. Il fantasma del padre, che è reale agli occhi del ragazzo, può anche essere visto come un’allucinazione, una reazione al suo disagio o magari, più precisamente, come una proiezione del processo di elaborazione del lutto. E così il fantasma, all’inizio completamente disorientato, a poco a poco diventa sempre più a fuoco, fino ad arrivare ad accettare il figlio per quello che è.
VERSIONE ORIGINALE CON SOTTOTITOLI.
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