Considero Il cielo può attendere uno dei miei film più importanti, perché ho tentato di liberarmi in vari sensi delle formule stabilite. Prima che il film fosse terminato, ho incontrato forti opposizioni: il film non aveva alcuno scopo, non comunicava alcun “messaggio”. Il protagonista si preoccupava solo di vivere bene, e non cercava di compiere nessuna nobile azione. Quando allo Studio mi chiedevano perché volessi fare un film del genere, io rispondevo che la mia intenzione era quella di presentare agli spettatori dei personaggi nella speranza che li trovassero gradevoli: sarebbe bastato questo per fare dei film di successo. Così, in effetti, è accaduto: per fortuna avevo ragione. Inoltre, ho presentato un matrimonio felice in una luce più autentica di quel che accade normalmente al cinema, dove i matrimoni riusciti sono descritti in genere come una cosa noiosissima, poco eccitante, tutta focolare domestico.
Tratto da «Film Culture» n. 25, estate 1962