Roberto, istrionico sessantenne fuori dagli schemi, racconta e si racconta: una vita vissuta intensamente e mai scontata, le esperienze provate, le delusioni intime e quelle generazionali, i sogni rimasti in sospeso. Dal primo schianto in Lambretta alla scoperta del punk; dal primo impiego come bidello alla morte improvvisa del padre; dal matrimonio anticonvenzionale con Nadia fino al meritato pensionamento. Tra un pezzo e l’altro del suo racconto, i filmati vhs di archivi famigliari degli anni ’80 e ’90. Fra le sue parole e le testimonianze filmate degli anni passati si crea un dialogo che procede tra divergenze e accordature. L’approccio eccentrico di Roberto rispetto alla famiglia, alla religione e all’esistenza terrena si confronta e confligge con la vita della provincia montana bergamasca fatta di abitudini e consuetudini.
DICHIARAZIONI DEL REGISTA
Roberto è uno zio, un amico, una persona con cui puoi parlare per ore senza mai annoiarti. Quando ho deciso di registrare le nostre conversazioni non sapevo ancora che ne sarebbe nato un film. Per questo le sue parole suonano così sincere e allo stesso tempo perturbanti. Poi per caso entro in possesso di una gran quantità di vecchie videocassette, contenenti filmati amatoriali provenienti dalla provincia di Bergamo. Da lì l’idea di sperimentare un montaggio tra quei nastri e le conversazioni con Roberto, senza un obiettivo particolare, ma lasciandomi guidare dai suoi stimoli e dalle sue intuizioni.
Il concetto di "Moloch" si presenta in modo del tutto spontaneo. Moloch è il sistema che divora e fagocita tutto e tutti, la macchina dal moto perpetuo dalla quale non è possibile scendere, una Divinità suprema alla quale bisogna sacrificare la propria esistenza senza potersi opporre. Forse Roberto in quel periodo era particolarmente interessato ad Allen Ginsberg, o forse i drammatici cambiamenti che ha dovuto affrontare lo hanno reso più sensibile a certe tematiche. Non lo so. Forse quando avrò la sua età lo capirò meglio. Le domande che mi restano e che voglio condividere con chiunque veda questo film sono fastidiose e impertinenti: cos’è che spinge un individuo a cercare strade alternative di pensiero? Dove porta l’essere costantemente contro il sistema e le convenzioni sociali? Fino a che punto si possono rinnegare le proprie origini senza sentirsi falsi e artefatti? La continua ricerca di nuovi orizzonti ha un prezzo? Moloch è la versione di Roberto.
IL REGISTA
Stefano P. Testa vive a Bergamo. È fotografo e filmmaker e lavora come operatore di ripresa, montatore e colorista. Collabora con Lab 80 film nella produzione di film documentari e cura la comunicazione audiovisiva di Bergamo Film Meeting. Tra i registi con cui ha lavorato Antonio Albanese, Davide Ferrario e Hugo Berkeley. Appassionato di found footage, conduce ricerche in archivi amatoriali recuperando vecchi supporti magnetici e pellicole di piccolo formato. Moloch è il suo lungometraggio d'esordio.