Abacuc

di Luca Ferri

Italia

2014

83'

Regia

Luca Ferri

Paese

Italia

Anno

2014

Durata

83'

Formato

DCP, Blu-ray

Lingua

Italiano

Durata

83'

Sottotitoli

inglesi, italiani

Sceneggiatura

Luca Ferri

Fotografia

Giulia Vallicelli

Montaggio

Alberto Valtellina

Musica

Dario Agazzi

Produzione

Angelo Signorelli, Sergio Visinoni, Andrea Zanoli

Un film surreale, un musical, un film di fantascienza, forse un “fake remake” de L’ultimo uomo sulla terra.

Abacuc è un uomo di quasi 200 chili, che passa il suo tempo in una immobilità distaccata da qualsiasi emozione, si reca prevalentemente al cimitero, in parchi tematici dell’Italia in miniatura o vicino ad architetture utopiche. Vive in una casa ferroviera e non proferisce mai parola, l’unica voce che si sente è quella femminile e fuori campo che interviene quando, strappato per un momento alla sua solitudine catastrofica, Abacuc alza una cornetta telefonica con il filo staccato: la donna rimane celata, comunica tramite citazioni letterarie e si rivelerà un cul de sac come l’esistenza di Abacuc, perché è soltanto il suo sdoppiamento. Vive all’interno di geometrie rigorose, la sua esistenza è una sorta di sinfonia inceppata: Abacuc è una marionetta senza spettatore, recita l’ultima pièce possibile. In quanto sopravvissuto alla catastrofe, che vive nel continuo inseguimento di nulla, Abacuc rappresenta il bisogno dell’arte cinematografica di autoestinguersi e implodere in sé stessa.  Il film è girato in Super 8, le musiche originali sono del Maestro Dario Agazzi.

GUARDALO SUBITO


Opera realizzata con il sostegno della Lombardia Film Commission - Film Fund 2014

Note di regia

La concezione del film è legata alla monumentalità delle rovine. La rovina e il monumento sono condensati nello stesso corpo e nel medesimo sguardo. Un monumento non ai caduti ma ad un superstite. Abacuc è una marionetta senza spettatore. Recita l'ultima pièce possibile. Memore delle macerie delle avanguardie, non voglio cadere sedotto dal nuovo classicismo camuffato da una parvenza di nuove vesti o storie. Ecco così un film fermo, immobile e fotografico dove alla telecamera e alla narrazione non è più richiesto alcun movimento. La realtà pre-esistente viene documentata senza pretesa di verità alcuna. Finzione e documentario non si fondono e non si riconoscono, ma travalicano e sconfinano per incontrarsi in altri territori quali il teatro marionettistico, il teatro dell'assurdo e la fotografia. È tutta una colossale farsa in cui la serietà e un severo rigore formale permettono al film di trattenersi dalla più sbracata ed evidente grottesca messinscena. Il grottesco non evapora e non svanisce, ma si cela nelle reiterate e composte azioni del protagonista, nel cimitero e nel medium cinematografico così come nella costante voce off di stampo citazionistico dove la citazione non è più simbolo o segno, ma evidente atto trattenuto di ricerca della novità. Abacuc è riconducibile dal punto di vista pittorico a Piero della Francesca per lo sguardo ieratico ed a George Grosz e Otto Dix per la sua costruzione di “corpo”. È vittima di telefonate citazioniste essendo lui a sua volta una non richiesta e sgradita citazione. La mia idea di cinema è profondamente legata ad un'idea estetica, dove ogni inquadratura viene trattata come se fosse “un personaggio” e dove gli elementi rappresentati devono trovare un preciso equilibro armonico. Quest'armonia della forma deve necessariamente essere in conflitto con la severità grottesca degli avvenimenti sopra citati. La storia di Abacuc è la storia del suo sguardo e del paesaggio che vive, per questo il film è da considerarsi di natura bipartitica, perché in esso s'inseriscono le composizioni “a motivetto” appositamente registrate dal compositore Dario Agazzi, il quale da sempre lavora su partiture calligrafiche e volutamente inceppate, creando enormi nastri magnetici e bobine analogiche contenenti eterne variazioni della medesima sinfonia. In questo lavoro la “materia” della pellicola, la storia narrata e l'audio sono la medesima parte di un corpo, un corpo che ci spaventa perché rimanda ad un’immagine che non vogliamo guardare essendo troppo simile a quello che mai vorremmo dire di noi.

Critica

Film come onde che lambiscono territori cinematografici poco battuti. La sezione curata da Massimo Causo, appunto "Onde", è un oggetto insieme speciale e curioso che risplende proprio per la sua eccentricità all'interno del programma di Torino 32. Opere che superano i generi e le estetiche comuni per proiettarsi in spazi dove allo spettatore viene chiesta la massima apertura mentale unita a pazienza e curiosità. Come altrimenti disporsi alla visione di Abacuc di Luca Ferri, poema per immagini e suoni che canta l'esistenza dell'eroe eponimo, un omaccione di circa duecento chili di incredibile potenza espressiva? Corpo-oggetto che a dispetto del peso si libra leggero all'interno delle inquadrature, raccontato con il linguaggio e il bianco e nero tipici del cinema muto e con la provocatorietà dei film surrealisti. Super8 in mano, Ferri inquadra Abacuc ponendolo al centro di cadre al limite dell'onirico esaltate da un montaggio e un commento musicale di rara efficacia. Quattro anni di lavoro ossessivo per dare forma a un film che sfugge alle classificazioni. La definizione più vicina potrebbe essere quella di sperimentale, ma è comunque limitante. Abacuc è un film inclassificabile teso a recuperare un linguaggio di grado zero che permetta al cinema di azzerare le stratificazioni di decenni per tornare allo stupore e alla purezza delle origini. Certo, non è un'opera per tutti. Ma, superato l'impatto iniziale, si rivela un'esperienza visiva emozionante. (Angela Prudenzi, cinematografo.it)

Festival

Torino Film Festival 2014, Sezione Onde Festival Internacional De Cine De Mar Del Plata, Sezione Italia Alterada 7½ Filmmaker Festival Milano, Sezione Prospettive 8 1/2 Festa do Cinema Italiano 2015 a Lisbona Catania Film Fest 2015; flEXiff 2002 – 2022, Sidney (Australia); Laceno d'oro (Avellino).

     

       

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