Intorno a Liegi si è scavato carbone fino agli anni Settanta. Il carbone alimentava i forni delle acciaierie. Oggi solo un occhio attento riconosce a Seraing quello che resta della miniera di Collart. Sergio Stramare a Collart ci ha lavorato per undici anni, la ricorda bene: dove c’era l’ingresso c’è un centro commerciale, una strada costruita da poco separa i luoghi della miniera dal centro del paese, che viveva ventiquattro ore al giorno, seguendo i turni dei minatori; il “terril”, la collina formata dal materiale di scarto, è stato spianato.
«Sono tempi passati», dice Battista Botticchio, che ha lavorato in miniera, anzi nella “mina”, per ventotto anni, terminando a Collart la sua carriera, «e non ho voglia di raccontarli», ma racconta e insiste che non si può capire il lavoro in “mina”: «Bisogna esserci stati, per capire».