«Eh, ne ho fatte di scuole in carcere, una più una meno, non cambia molto…», dice un partecipante al laboratorio sull’audiovisivo svoltosi fra febbraio e giugno nella Casa Circondariale di Bergamo. Nodo cruciale, quello dell’intervento formativo in carcere… come dire: serve? A chi? Non avendo esperienza in proposito, niente di meglio che andare e vedere. Il percorso proposto prevedeva la visione di alcuni film e una breve introduzione all’uso della telecamera, con l’obbiettivo di produrre cinque cortometraggi e un filmato di carattere documentario.
Il filmato definitivo raggruppa i corti, il documentario e racconta l’evolversi del lavoro; è un filmato ruvido, strutturato ma ondivago, in più occasioni è avvertibile, come sfondo naturale, l’estenuante tiro alla fune fra istituzione e carcerati. Tutto il lavoro si è svolto, per necessità, nel medesimo spazio: una stanza di cinque metri per cinque nell’area Biblioteca.