Franco ha sessant'anni. Gran parte della sua vita l'ha vissuta in una casa, un tempo la cascina di famiglia, a Cenate Sopra, paesino ai piedi del monte Misma. Dopo la morte dei genitori il destino di Franco poteva forse essere quello di finire nello squallore di un ospizio ma per sua fortuna, lo sapesse o meno, era un uomo ricco, proprietario di un grande terreno e di una grande casa che attendeva solo di essere risistemata.
Alla fine degli anni '90, dopo essere stato ospitato da diverse famiglie, Franco poté dunque tornare nella sua casa: proprio lì, infatti, la cooperativa sociale L'impronta aveva fondato una comunità alloggio per disabili, Namasté, dove egli oggi vive.
Ciò che emerge attraverso il racconto per immagini è la particolare, sfuggente verità di un uomo così semplice e inaccessibile nello stesso tempo. Da lui nessun racconto verbale compiuto, men che meno un'intervista. Uomo centrato sull'azione, sul fare, sul camminare, su una prassi quotidiana quasi rituale e su un rapporto intenso e fisico con la natura, le cose e le persone, si racconta quasi esclusivamente mostrandosi. Fanno da contrappunto le parole delle persone che lo conoscono e lo hanno conosciuto, in una narrazione che fa in modo di mantenere sempre come centro la figura infantile, anziana, trasparente e misteriosa di questo personaggio straordinario.