La pianura padana come luogo dell’assurdo. Groviglio incestuoso di stratificazioni architettoniche e fallimenti edilizi. Palme, vuoti urbani, pieni urbani e palme al neon. Piscine montate in cinque giorni. Villaggi neogotici ricostruiti. Villette su villette. Cumuli di ulivi e abusi decorativi. Rivestimenti infiniti su altri materiali di cui ci si vergogna. Pietre applicate e case varicella. Il manifesto esterno di questo consumo è il medesimo capitombolo interno delle sue marionette di carne. Dissensatezze linguistiche e sbaciucchioni al telefono. Infiniti lazzaretti sonori. Parole rubate con un registratore, di nascosto. La mascherata del reale come simulacro di verità, umani e loro manufatti.