Dopo l’esperienza di Entroterra Giambellino (2012), con questa seconda ricerca-azione il collettivo immaginariesplorazioni affronta l’arena di pratiche urbane che, nella città di Milano, esprimono un’esperienza di condivisione dell’abitare.
In termini antropologici, questo lavoro si pone l’obiettivo di indagare la matrice culturale del ‘sentirsi a casa’ come radice del nostro modo di abitare e, al fondo, della nostra stessa soggettività occidentale. In chiave politica, rispondiamo invece all’urgenza di rintracciare, oggi più che mai, una genealogia del mito fondativo (molto italiano, in effetti) dell’abitare come tipologia di consumo privato che attribuisce e stratifica posizioni sociali.
Decostruire, de-naturalizzandoli in parallelo, questi due piani significa per la nostra generazione ritrovare, riflessivamente, la possibilità di scelte diverse, laddove siamo stati invece educati ad una sola condizione socialmente (ed economicamente) necessaria.
Con Dynamoscopio un nuovo collettivo di 30 giovani si è aggregato intorno a questa sfida, ingaggiandosi per quasi due anni all’interno di un percorso intensivo interdisciplinare, che ha intervallato una serie di lectio magistralis a momenti di discussione, riflessione e produzione, per nutrire le teorie sull’abitare con visioni, esperienze, aspirazioni e desideri a noi vicini.
Come in un’allegoria visuale, questo film ritrae tre esperienze abitative comunitarie differenti, capaci secondo noi di declinare, in progressione, alcune opzioni di abitare collettivo urbano. Viene a formularsi dunque una traiettoria possibile, antropologica e politica insieme, verso un immaginario rinnovato, verso un’ecologia dell’abitare ispirata all’opera di Tim Inglod.
Lo sforzo compiuto è quello di fornire un’indicazione senza incorniciarla in un’epifania ideologica: possiamo pensare e sperimentare modi di farsi soggetti, e dunque di abitare, senza necessariamente coincidere con uno spazio-casa o con uno spazio-rappresentazione?
Da questo punto di vista, traiamo un modo diverso di guardare l’abitare e di guardarci mentre abitiamo: sfuma definitivamente la differenza fra costruito e non costruito. La lumaca perde il guscio? La risposta sarà costituita dall’intuizione che avremo saputo disseminare e, soprattutto, dalle pratiche che avremo contribuito ad incoraggiare.