Il film segue la vita di Tome dagli anni di guerra fino agli inizi del ‘60. Cresciuta in una famiglia di miserabili contadini del Nord, Tome viene da sempre sfruttata, sia nel lavoro che sessualmente. Da una relazione casuale ha una figlia, Nobuko. Dopo un matrimonio conclusosi male, Tome trova la sua autonomia in città, prima operaia e cameriera, diventa una prostituta e la tenutaria di un giro di "squillo", irriducibile nella sua lotta per sottrarsi alla sottomissione. Fotografato magnificamente in Scope, anche con uso di obiettivi anomali (210 mm e persino 700 mm), il film di Imamura affronta senza reticenze una vicenda personale "esemplare" e la trasforma in metafora collettiva.