Nel 1991, la band indie degli Uzeda spedisce una demo a Steve Albini. Il produttore discografico di Chicago scomparso da poco, una leggenda della scena alternativa americana e già leader di alcuni dei gruppi più radicali nella storia del rock, risponde alla chiamata e vola a Catania per registrare con gli Uzeda l’album Waters. È l’inizio della svolta per gli Uzeda, che registrano per la BBC e vengono chiamati a suonare in tutto il mondo. Ma, alla fine di ogni tour, tornano sempre a casa, nella loro Catania. La storia di un’ascesa che, al suo cuore, scava nel quotidiano di un fenomeno musicale e nello specifico contesto geografico che l’ha generato.
IN SALA:
3 ottobre - Catania Film Fest @ Z? Centro Culture Contemporanee, Catania
4 ottobre - Cinema King, Catania
4 ottobre - Cinema Troisi, Roma
5 - 6 ottobre - Arena Argentina, Catania
6 ottobre - Pop Up Cinema Arlecchino, Bologna
7 ottobre - Cinema Nuovo Eden, Brescia
9 ottobre - Lo Schermo Bianco, Bergamo
12 ottobre - Cinema Beltrade, Milano
prossimamente - Genova
"The best plan is 'the no plan'" è la frase che ho spesso sentito ripetere ad Agostino Tilotta, chitarrista della band
Uzeda. Un po’ come dire “virennu facennu”, si vede facendo, tipica espressione del sud che invita a fare senza troppi programmi: adattare la progettualità agli accadimenti. Ed è così che ho iniziato questo film, senza un piano, seguendo il desiderio di fissare un pezzetto di vita e di storia degli Uzeda, perché ci fosse una traccia audiovisiva che raccontasse il modo di essere di una band indipendente che ha mantenuto questa prospettiva per 30 anni.
Un film per scoprire come si può vivere mettendo al primo posto la musica, la ricerca, la sperimentazione, il dialogo
con se stessi, un’economia senza plusvalore. I soldi, proprio come la chitarra, il basso, la batteria e le corde vocali, sono solo uno strumento; e il suono non è la somma degli strumenti, è altro, è qualcosa di dirompente che si scatena. Posizione radicale, senza compromessi, che mi ha rapita dal pensiero catastrofico e autodistruttivo imposto all’immaginario dalla società in cui tutti viviamo.
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