Gianluigi Trovesi, uno dei più grandi jazzisti italiani, viene seguito in un viaggio nelle estetiche musicali a cui ha contribuito a dare forma. Dal cortile, un ambiente protetto e familiare, dal paesaggio visivo e sonoro noto e rassicurante del suo paese natale, il film accompagna il protagonista, condividendone il piglio disinvolto ma attento e curioso, lungo continui sconfinamenti in nuovi territori musicali, sconosciuti e stimolanti, e altrettanti ritorni a casa.
Il palco di cui qui ci si occupa è un cortile. Luogo che pare oggi relegato ad una vetusta dimensione della relazione sociale, giacché nella percezione contemporanea si traduce nel “non luogo” per antonomasia, superficie fisica per lo più negata al vivere comunitario, buona per parcheggi e per aree verdi non calpestabili, soprattutto dai bambini. Eppure quello di cui qui ci parlano, per immagini e con i suoni, verbali e musicali, i tanti testimoni privilegiati, ancorché ellittici e marginali, de Il cortile della musica, è uno spazio di relazioni umane, di prossimità e vicinanze. Contesto reale e autentico di una storia musicale che non ci è estranea, a dispetto delle infatuazioni moderniste, post moderniste, cyborg e liquide. (Renato Magni)